Il confronto tra vecchio e nuovo codice degli appalti

Corso Codice Appalti e Gare d'Appalto
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L’evoluzione normativa in ambito di appalti pubblici ha visto recentemente una svolta significativa con l’introduzione del d.lgs. 36/2023, che aggiorna e sostituisce il vecchio d.lgs. 50/2016.

In un precedente articolo, abbiamo già analizzato tutte le novità introdotte nell’ultimo codice appalti. In questo articolo, invece, cercheremo di delineare in modo chiaro e dettagliato cosa cambia tra vecchio e nuovo codice degli appalti, esplorando le novità di rilievo in modo da facilitare la transizione verso le più recenti normative.

Novità del codice dei contratti pubblici

Il nuovo codice dei contratti pubblici, introdotto dal Decreto Legislativo n. 36 del 2023, presenta diverse novità e aggiornamenti rispetto al quadro normativo precedente.

Bisogna sottolineare però che il “vecchio” decreto n. 50 del 2016 non viene messo totalmente da parte: infatti, ci sarà un periodo di transizione a cui attenersi. Per tale ragione è opportuno fare un confronto tra le norme dei due codici: più avanti ti indicheremo dove puoi trovare la tabella di concordanza per comparare gli articoli più recenti con quelli del 2016.

Uno degli aspetti fondamentali nel Nuovo Codice è l’introduzione di alcuni principi fondamentali, che assumono un’importanza nettamente accentuata rispetto a quello precedente. Stiamo parlando nello specifico di:

  • principio del risultato, che ritroviamo all’art. 1;
  • principio della fiducia, esplicitato all’art. 2;
  • principio dell’accesso al mercato, presente nell’art. 3.

Questa è probabilmente la più rilevante novità del codice dei contratti pubblici: essi diventano, infatti, i pilastri centrali su cui si basa l’intera azione amministrativa, offrendo la chiave di lettura per la successiva interpretazione e applicazione di tutte le disposizioni. Nel vecchio codice, invece, questi principi erano sottintesi e menzionati in modo generico all’articolo 30. Un cambio di prospettiva radicale, dunque, che conferisce alle stazioni appaltanti una libertà d’azione maggiore.

Anche la struttura del nuovo codice, sebbene simile a quella del precedente, è arricchita da allegati che cercano di consolidare norme e linee guida in un unico documento, rendendo la legislazione sulla materia più accessibile e gestibile.

L’importanza della digitalizzazione

Un’attenzione particolare è data alla digitalizzazione, con l’introduzione di una sezione (artt. 19-36) dedicata all’informatizzazione del ciclo di vita dei contratti, che segna un passo avanti verso la modernizzazione dei processi di appalto. Tale aspetto, nel precedente codice, era trattato in maniera marginale.

Di seguito riportiamo alcuni tra i cambiamenti più significativi:

  • l’adozione di principi legati ai diritti digitali e alla trasparenza;
  • la definizione del ciclo di vita digitale per i contratti pubblici;
  • la creazione di un ecosistema nazionale per l’approvvigionamento digitale, noto come e-procurement;
  • l’istituzione di una banca dati nazionale autonoma per i contratti pubblici, precedentemente accennata solo in relazione all’Anac;
  • l’introduzione del fascicolo virtuale per gli operatori economici e delle piattaforme digitali di approvvigionamento, che rimpiazzano le piattaforme telematiche di negoziazione;
  • l’utilizzo di procedure automatizzate, inclusa l’intelligenza artificiale, per gestire il ciclo di vita dei contratti;
  • l’implementazione di un’anagrafe per gli operatori economici coinvolti negli appalti.

Nonostante queste innovazioni, alcuni elementi rimangono inalterati come: le regole tecniche, le disposizioni sulla pubblicità legale degli atti e sulla trasparenza, ma anche sui sistemi dinamici di acquisizione, sulle aste elettroniche, sui cataloghi elettronici e sull’accesso agli atti.

Altre novità: obbligo BIM nella progettazione e contratti inferiori alle soglie

Il confronto evidenzia anche importanti modifiche nella progettazione. In primo luogo, la riforma introduce una razionalizzazione dei livelli di progettazione, concentrando il processo su due fasi principali: la realizzazione del progetto di fattibilità tecnico-economica (PFTE) e la definizione del progetto esecutivo. Parallelamente, si vede un crescente interesse verso le tecnologie digitali, questo si traduce, per esempio, nell’obbligo, contenuto all’art. 46, di utilizzo del Building Information Modeling (BIM) per progetti di importo superiore a 1 milione di euro. Una misura che sarà applicata a partire dal 1° gennaio 2025 e che mira a promuovere in modo netto l’innovazione e l’efficienza nel settore.

Il nuovo codice appalti migliora inoltre la disciplina dei contratti di importo inferiore alle soglie di rilevanza europea e introduce specifiche disposizioni sugli istituti e le clausole comuni, mirando a una maggiore chiarezza e semplificazione delle procedure di affidamento e dei criteri di selezione.

Tabella di corrispondenza

Per facilitare la transizione dal vecchio al nuovo codice, è stata elaborata una tabella di corrispondenza che permette di comprendere in modo diretto la relazione tra gli articoli del d.lgs. 50/2016 e quelli del d.lgs. 36/2023. Questo strumento è fondamentale per professionisti e operatori del settore, in quanto offre una visione chiara delle modifiche legislative e aiuta a navigare tra le novità introdotte.

In sintesi

Il passaggio dal d.lgs. 50/2016 al d.lgs. 36/2023 segna una tappa importante nella continua evoluzione delle normative riguardanti gli appalti pubblici nel nostro paese.

Le modifiche introdotte puntano a semplificare le procedure di appalto, incentivare la competenza tecnica e garantire maggiore trasparenza e equità nel settore. Grazie alla tabella di concordanza, professionisti e operatori del settore hanno gli strumenti necessari per aggiornarsi e adeguarsi alle nuove disposizioni legislative, affrontando così sfide e opportunità offerte dalla recente normativa.

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