Prevenzione rischio sismico: occorre una diagnostica del patrimonio edilizio

La Commissione Grandi Rischi, nell'esprimere preoccupazione per la possibilità di nuovi eventi sismici di elevata magnitudo, ha rimesso al centro dell'attenzione il problema della prevenzione rischio sismico e della diagnostica del patrimonio edilizio italiano.

Corso Antisismica
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Il sisma che sta interessando il Centro Italia ha assunto ormai dimensioni senza precedenti per intensità, accelerazioni di picco, durata, ripetitività. La valanga che ha colpito l’hotel Rigopiano, travolto da una massa impressionante di neve e detriti, ha messo in evidenza la forza distruttiva di un evento congiunto la cui probabilità di accadimento è certamente stimata come molto bassa nell’approccio normativo. La Commissione Grandi Rischi, nell’esprimere preoccupazione per la possibilità di nuovi eventi sismici di elevata magnitudo, ha rimesso al centro dell’attenzione il problema della prevenzione rischio sismico e della diagnostica del patrimonio edilizio italiano.

Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri fa propria questa indicazione e rilancia con forza il piano di prevenzione sismica che vede nella attività di “conoscenza” e, quindi nella diagnosi specialistica, il motore ed il fulcro di ogni attività.

Il CNI metterà in campo da subito iniziative al fine di far crescere, soprattutto tra i proprietari privati, la cultura della prevenzione rischio sismico. L’obiettivo è quello di arrivare a sconfiggere l’atteggiamento diffuso di chi si ostina a non dare la necessaria importanza alle questioni relative all’efficienza strutturale della propria abitazione o della sede di attività produttive.

E’ fondamentale che questa attività sul campo del CNI avvenga in sinergia con un’azione governativa intensa e diffusa rivolta alle proprietà immobiliari, indirizzata all’adozione del fascicolo del fabbricato. Nuove norme tecniche, una circolare esplicativa, linee guida per la classificazione sismica degli edifici rappresentano gli strumenti operativi che ci auguriamo possano essere messi a disposizione dei tecnici in tempi davvero molto stretti per poter ottenere una prevenzione rischio sismico finalmente efficiente.

Gli Ordini degli Ingegneri, utilizzando la loro capillare diffusione sul territorio nazionale ed il relativo forte radicamento, nel quadro del principio di sussidiarietà, attiveranno azioni sinergiche finalizzate alla realizzazione degli obiettivi espressi.

Quante sono le case a rischio sismico in Italia? Perché l’iniziativa del Cni potrebbe davvero migliorare la vita di milioni di cittadini italiani?

Sono quasi 1,9 milioni di case nelle zone alto rischio sismico. Circa il 9% del territorio italiano appartiene alla zona sismica 1 (la più pericolosa). Tale quota risulta assai più elevata in alcune Regioni: circa il 50% in Calabria, il 33% in Abruzzo e tra il 20 e il 30% in Basilicata, Campania, Molise e Umbria.

Le Regioni che hanno porzioni di territorio nella zona a maggior rischio sismico “sono 11”: Friuli Venezia Giulia, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania. Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. Complessivamente il numero di abitazioni residenziali a maggiore rischio sismico sono poco meno di 1,9 milioni di case, oltre la metà delle quali (il 52,5%) costruite prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica, ovvero prima del 1971. Oltre il 42% delle abitazioni costruite prima del 1971 è situata in Calabria, circa il 13% in Campania.

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