Appalti: Cappocchin a Salvini “grave errore alzare la soglia limite per affidamenti diretti”

Sull’innalzamento da 40.000 fino a 221.000 euro del limite entro cui si può ricorrere agli affidamenti diretti o senza gara monta lo “scontro” tra Architetti e Ministro dell’Interno Salvini

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Innalzamento da 40.000 fino a 221.000 euro del limite entro cui si può ricorrere agli affidamenti diretti o senza gara: no alle gare per gli appalti di servizi e forniture inferiori alla soglia comunitaria. Lo ha annunciato all’assemblea 2018 dell’Ance il ministro dell’interno e vicepremier Matteo Salvini.

“Entro novembre questo famigerato codice degli appalti sarà smontato e riscritto con chi lavora. Siamo gli unici a fare gare sotto la soglia europea; toglieremo questo obbligo per dare affidamenti diretti a partire da 40.000 euro perché bisogna semplificare”, ha detto Salvini.

Di parere nettamente opposto Giuseppe Cappochin, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.

“Sarebbe un duro colpo alla legalità e alla trasparenza innalzare da 40mila a 221mila euro la soglia entro la quale si può ricorrere agli affidamenti diretti o senza gara, così come annunciato dal vicepremier e ministro dell’interno, Matteo Salvini. Voler smontare il Codice degli Appalti non significa affatto intraprendere la strada verso nuovi e virtuosi processi di semplificazione perché, al contrario, si lascerebbe nuovo e maggiore spazio alla opacità che, troppo spesso, caratterizza gli affidamenti diretti”.

“A prescindere dalle soglie che definiscono le tipologie delle procedure di affidamento per la progettazione – ha detto ancora – e proprio in nome della qualità, trasparenza e legalità, abbiamo chiesto e chiediamo con forza che i progetti delle opere pubbliche non vengano più assegnati sulla scorta del fatturato degli studi escludendo, per i progetti più importanti, oltre il 90% degli studi di architettura, ma, come in Francia e in tanti altri Paesi europei, obbligatoriamente attraverso concorsi di progettazione in due gradi, aperti. Questa tipologia di concorso rappresenta, infatti, l’unica modalità che risponde ai principi di libera concorrenza, pari opportunità, riconoscimento del merito e che permette di selezionare il progetto migliore”.

“Tra i progetti partecipanti al primo grado vengono selezionate, da una qualificata giuria di esperti, le idee migliori da ammettere al secondo grado, da compensare tutte adeguatamente. Al vincitore del Concorso deve essere affidato l’incarico degli altri livelli della progettazione definitiva ed esecutiva dei lavori o la direzione artistica. Solo i concorsi di progettazione – ha detto ancora Cappochin – realizzati con queste modalità possono assicurare progetti di qualità per garantire ai cittadini del nostro Paese il diritto ad usufruire di edifici, luoghi e città belli, funzionali e sicuri”.

Inoltre, per quanto riguarda l’appalto integrato il Consiglio Nazionale conferma la sua assoluta contrarietà a questa procedura che si muove in una direzione diametralmente opposta al principio della centralità del progetto, relegandolo ad un ruolo marginale.

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