Il solare fotovoltaico soppianterà il carbone come fonte di elettricità entro i prossimi 10 anni

Secondo le previsioni del Bloomberg New Energy Finance il solare fotovoltaico è sempre più competitivo a livello di costi rispetto ai combustibili fossili

Corso Progettazione Fotovoltaico
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Secondo l’ultimo report dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE), il solare fotovoltaico e più in generale le fonti rinnovabili, soppianteranno molto presto il carbone. La ragione è semplice, rispetto ad altre fonti di energia elettrica, i pannelli fotovoltaici sono più economici e diventano sempre più competitivi rispetto ai combustibili fossili. Entro il 2030 l’energia solare rappresenterà, insieme all’eolico, l’80% della produzione energetica mondiale

In meno di 10 anni si prevede che la produzione e il funzionamento dei pannelli fotovoltaici sarà ottimizzato al punto da spingere il carbone e persino gli impianti a gas naturale fuori dal commercio. 

Il report dell’AIE ci propone una proiezione positiva dello scenario globale. Questo è possibile solo se l’emergenza sanitaria, causata dalla situazione pandemica, non sarà gestita in modo da riportare l’economia mondiale a livelli pre-pandemici.  Per elaborare le previsioni l’AIE ha preso come punto di riferimento gli obiettivi e le politiche dei governi, presumendo che questi diventeranno concreti nel più breve tempo possibile. 

Un impegno mondiale per combattere il surriscaldamento globale e i cambiamenti climatici.

Le scelte che tutti facciamo, fin dalle più piccole e apparentemente insignificanti, hanno un impatto sull’ambiente. Questa consapevolezza diventa sempre più grande tanto che negli ultimi anni abbiamo visto crescere l’impegno di tutto il mondo per tagliare le emissioni di gas serra. Il passaggio alle energie pulite e rinnovabili e l’abbandono dei combustibili fossili deve essere una priorità per tutti, in particolare per i governi.

Tra le fonti green principali troviamo:

  • le centrali idroelettriche
  • gli impianti fotovoltaici

In particolare il solare, nell’ultimo periodo sta diventando estremamente competitivo grazie a un calo dei costi di produzione e di installazione dei pannelli. 

A dirlo è Faith Birol, direttore esecutivo dell’AIE

“Il solare sta diventando il nuovo re nei mercati dell’elettricità del mondo. In base alle politiche attuali, è sulla strada per raggiungere nuovi record di sfruttamento ogni anno a partire dal 2022”.

Cosa possiamo fare per raggiungere questi risultati entro il 2030?

Nel report dell’Agenzia Internazionale per l’Energia possiamo trovare ben delineati i punti utili per raggiungere i risultati in breve tempo. In particolare, viene fatta una panoramica degli investimenti che i governi devono considerare per poter compiere questa trasformazione. 

Per prima cosa occorre lavorare sulle reti elettriche e più in generale sulle infrastrutture che permettono di diffondere l’energia sul territorio. Queste devono essere capaci di assorbire l’energia in base alla fonte disponibile. Cosa significa? Durante le belle giornate potranno sfruttare l’energia solare mentre durante i periodi ventosi sfrutterà l’eolico. Solo così possiamo usufruire appieno di queste nuove fonti di energia. Siamo nelle condizioni di poter gestire e prevedere facilmente i pro e i contro di questo cambiamento ma per farlo tutti i governi devono collaborare e unire le forze. Intervenire sulle infrastrutture, predisporre corsi specializzati, come ad esempio corsi di progettazione di impianti fotovoltaici, concentrare le risorse e riservare investimenti dedicati a questa grande rivoluzione.

Gli investimenti previsti per ottenere il miglioramento di tutti i sistemi è pari a 460 miliardi di dollari nel 2030, due terzi in più rispetto a quanto speso lo scorso anno.

Le prospettive del cambiamento: dal carbone alle rinnovabili

Nei Paesi sviluppati, in particolar modo in Europa, il lento declino del gas naturale e del carbone seguirà un iter ben preciso: entro il 2025 ben 275 gigawatt di elettricità non deriveranno più dal carbone. Questo cambio di rotta coinvolgerà anche gli Stati Uniti, compensando l’aumento della richiesta di carbone da parte dei Paesi asiatici e in via di sviluppo.

Entro il 2030 la produzione di carbone calerà dal 37% al 28%, per passare al 20% entro il 2040.

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