Restauro architettonico: principi e tipologie

Di cosa parliamo in questo articolo:
Cos’è il restauro architettonico
Il modo migliore per definire cos’è e qual è il ruolo del restauro architettonico è fare riferimento alla definizione di Giovanni Carbonara, architetto italiano, storico dell’architettura e teorico del restauro, autore di numerosi trattati proprio sul restauro:
Atto di cultura e al tempo stesso altamente specialistico. Il restauro guarda al futuro e non al passato, neppure è riservato al godimento di pochi eletti cultori dell’antico. Esso ha funzioni educative e di memoria, per le future generazioni, per i giovani; riguarda, in fondo, non il compiacimento per gli studi in sé ma la formazione d’ogni cittadino e la sua qualità di vita, intesa nel senso spirituale e materiale più esteso.
I principi del restauro architettonico
Sono cinque i principi che ogni professionista applica in un progetto di restauro architettonico:
- Riconoscibilità: ogni parte aggiunta deve essere riconoscibile rispetto all’originale per evitare una lettura sbagliata dell’opera.
- Reversibilità: qualsiasi intervento di restauro deve poter essere rimosso senza danneggiare l’originale.
- Compatibilità: i materiali impiegati devono avere quindi stesse proprietà chimico-fisiche-meccaniche in modo da non danneggiare i materiali originali.
- Minimo intervento: per il rispetto dell’opera originale bisogna limitare al minimo indispensabile l’intervento di restauro.
- Interdisciplinarietà: per un buon lavoro è necessario che chi si occupa del restauro collabori attivamente con professionisti di altre discipline come lo storico e il chimico.
I tipi di restauro
Nella prima metà del Novecento Gustavo Giovannoni, architetto e ingegnere, parla per la prima volta della necessità dell’interdisciplinarietà e propone di distinguere tra diversi tipi di restauro, ovvero tra restauro di:
- consolidamento, consiste in una serie di interventi che ristabiliscono la sicurezza statica
- ricomposizione o anastilosi, ovvero ricomporre gli elementi di un monumento frammentario
- liberazione, ovvero rimuovere le aggiunte che vengono ritenute di scarso valore storico-artistico.
- completamento, quando è necessario aggiungere parti nuove che siano distinguibili dall’originale
- innovazione, prevede l’aggiunta di parti nuove per permettere il riuso dell’oggetto o dell’edificio.
Tecniche d’intervento: scuci e cuci
Quando gli elementi da restaurare non sono semplicemente decorativi, come i fregi di una chiesa, ma strutturali essere utile applicare la tecnica dello “scuci e cuci”, che consiste nella sostituzione degli elementi danneggiati e permette di ristabilire la continuità della muratura e la sicurezza della struttura.
Prima di iniziare l’intervento è necessario eseguire un rilievo fotogrammetrico e un’attenta analisi diagnostica delle cause che hanno portato al danneggiamento della muratura. Poi bisogna organizzare l’ordine in cui si svolgeranno gli interventi, assicurarsi che non ci siano pesi sulla muratura e che la parte di muro che non verrà toccata è ben salda e fissata.
Si puntella il muro da entrambi i lati e si sostituisce la parte danneggiata con un muro che ha le stesse caratteristiche chimico-fisiche-meccaniche.
Su ogni parte di muro danneggiata si alternano quattro fasi di lavoro:
- si scrosta il muro e si puliscono i bordi della zona interessata. Si individua la zona su cui agire tenendo presente la distribuzione delle tensioni nella muratura stessa.
- si smonta della muratura, facendo attenzione a non rompere o danneggiare le parti adiacenti a lasciare un contorno per la successiva ammorsatura tra parte esistente e parte nuova.
- si puliscono le superfici di entrambi le parti bagnandole per favorire l’adesione della malta
- si posano la malta e le nuove parti di muro.
Sono molti i progetti di restauro famosi in Italia, come quello del castello di Massafra, in provincia di Taranto, o del Castello Sforzesco a Milano.
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