Un illecito se commesso al di fuori di un ambito professionale può avere rilevanza disciplinare?

Se si commette un illecito, o comunque si pone in essere un condotta non legale al di fuori di un contesto prettamente professionale, illecito ha valore anche in sede di rilevanza disciplinare?

Per i puristi della libertà di comportamento la risposta sarà sicuramente un secco no, ma per la suprema corte di Cassazione “”

Secondo la giurisprudenza della Suprema Corte «la legge 24 giugno 1923 n. 1395 e 43 e il r.d. 23 ottobre 1925 n. 2537 non escludono la rilevanza disciplinare di fatti o comportamenti, realizzati da un professionista, in contesti non direttamente collegati all’esercizio della professione”.

Analisi del caso concreto: da dove ha preso spunto a corte per ribadire la responsabilità extra professionali di un professionista?

Il caso prende spunto da un provvedimento del 21 gennaio 2016 dell’oridne degli architetti che aveva sospeso dall’esercizio della professione per 10 giorni un architetto colpevole di violazione dei doveri di lealtà e trasparenza nei rapporti con i colleghi e gli organi istituzionali della professione.

Un illecito che a leggere le dichiarazioni e le motivazioni dell’ordine veniva confermato da alcuni casi concreti effettivamente compiuti dall’architetto.

In particolare, come causa di sospensione, erano state contestate le seguenti azioni:

• avere utilizzato un indirizzo mail istituzionale al fine di inviare comunicazione private;

• avere espresso giudizi denigratori in merito a un convegno organizzato da una associazione costituita da ingegneri e architetti;

• avere diffuso fra gli iscritti comunicazioni contenenti informazioni non vere con lo scopo di “truccare” le elezioni per il rinnovo del Consiglio provinciale dell’Ordine.

Casi e motivi che hanno portato il Consiglio nazionale degli architetti prima ha rigettare il ricorso dell’architetto e successivamente di resistere all’ulteriore ricorso in cassazione dello stesso.