Architettura resiliente, la risposta ai cambiamenti climatici

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Una delle più importanti sfide dei nostri tempi è quella ai cambiamenti climatici. Il riscaldamento del pianeta causato dalle attività umane e dall’uso massiccio di combustibili fossili ha portato a un cambio del clima i cui effetti sono purtroppo già ben visibili: fenomeni atmosferici sempre più estremi, frequenti e dannosi come alluvioni, siccità, incendi, uragani, precipitazioni violente… l’architettura può giocare un ruolo in questo quadro così complesso?

Assolutamente sì, l’architettura resiliente ha raccolto questa sfida impegnativa e si pone come obiettivo quello di reagire ai cambiamenti climatici e alle recenti problematiche ambientali attraverso soluzioni sostenibili, innovazione e riduzione dell’impatto ambientale.

Cos’è l’architettura resiliente e sostenibile

Ma cosa si intende per resilienza in architettura? La resilienza, come riporta l’enciclopedia Treccani, è la capacità di un materiale di resistere alla rottura in seguito a una sollecitazione. Il concetto è stato poi trasferito anche all’ambito psicologico indicando la capacità di superare traumi e difficoltà. 

In questo senso, applicata all’architettura e alla progettazione urbana, la resilienza indica edifici adattabili alle più difficili condizioni atmosferiche, in grado di resistere all’ambiente circostante, progettati per adeguarsi al contesto ambientale e ai fenomeni atmosferici, anche violenti, di un territorio.

L’architettura resiliente quindi si sposa perfettamente con le tematiche della sostenibilità e del risparmio energetico.

Progettare un edificio resiliente

La progettazione resiliente è fondamentale affinché la nostra società riesca ad adattarsi alle condizioni climatiche avverse che stiamo sperimentando sempre più frequentemente.

L’approccio alla progettazione urbana pertanto deve tenere conto, fin dal principio, dell’incertezza che caratterizza l’ambiente intorno a noi. Innanzitutto, preservando la vita delle persone e successivamente le attività e le funzioni che hanno luogo in un determinato territorio: lo scopo deve essere quello di imparare a convivere con i mutamenti climatici del nostro pianeta.

In sostanza, un edificio resiliente deve sia adeguarsi al contesto e alle situazioni metereologiche più complesse ma anche diminuire il proprio impatto ambientale.

Perciò occorre rispettare alcune regole dettate dalla bioclimatica: l’architettura sostenibile dà importanza infatti alla gestione del microclima interno, tramite strategie “passive” che riducono al minimo l’uso di impianti meccanici e che puntano su scambi termici efficienti tra struttura e ambiente. Tenendo in considerazione la posizione dell’edificio rispetto al sole e ai venti prevalenti, l’orientamento dei locali in riferimento ai punti cardinali, la forma dell’edificio, i colori, la presenza di vegetazione e acqua e altri fattori si può avere una struttura con un’elevata efficienza energetica.

Questo tipo di progettazione si affida all’uso di fonti energetiche rinnovabili ma si impegna contemporaneamente a diminuire anche il fabbisogno energetico dell’edificio. Ciò è possibile altresì utilizzando materiali adattivi, che si adattano cioè a cambiamenti e a condizioni nuove.

I materiali resilienti

I materiali edili possono avere forti ripercussioni sul nostro ecosistema, per questo è importante valutarne attentamente la scelta in fase di progettazione.

Tra i materiali ecosostenibili più usati troviamo: legno, vetro, pietra e i loro derivati. La continua sperimentazione e ricerca nel settore però ha permesso la scoperta di nuovi materiali a basso impatto per il pianeta.

Tra le innovazioni più promettenti troviamo il micelio dei funghi, un isolante termico in grado di rimpiazzare le tradizionali schiume isolanti. Il micelio è indicato per l’isolamento di case in legno: le radici dei funghi si attaccano alla superficie del legno e si seccano rapidamente creando un pannello isolante e ignifugo. Sempre come isolante troviamo anche la lana di pecora: perfetta per l’isolamento termico ma anche acustico degli edifici, svolge la funzione di filtro per polveri e altri organismi che possono trovarsi nell’aria. Inoltre, è anche riciclabile.

Altro materiale sostenibile è il gres porcellanato, in particolar modo quello prodotto con una percentuale elevata di materiale riciclato. Esso, infatti, ha varie caratteristiche che lo rendono a pieno titolo un materiale resiliente: è ignifugo, impermeabile, inalterabile nel corso del tempo e ha un ciclo di vita più lungo rispetto ad altri rivestimenti e perciò più sostenibile.

Esempi di architettura resiliente ai cambiamenti climatici

Tra gli esempi di progettazione di architettura sostenibile e resistente ai cambiamenti climatici abbiamo il progetto di una casa resiliente presentato dalla squadra del Politecnico di Torino al “Resilient Homes Design Challenge”, concorso internazionale promosso dalla World Bank di Washington in collaborazione con le Nazioni Unite.

Il progetto, chiamato “Core House”, prevede la realizzazione di una casa costruita in bamboo, un materiale economico e sostenibile. Il suo punto forte? La capacità di resistere a inondazioni frequenti attraverso un elaborato sistema di galleggianti, anch’essi prodotti in maniera sostenibile con materiali di recupero. Una casa in grado di affrontare condizioni metereologiche violente e tutto ciò con dei costi di realizzazione inferiori ai 10 mila dollari.

Un altro esempio virtuoso giunge dagli Stati Uniti, il Babcock Ranch in Florida. La città è energicamente autosufficiente perché completamente alimentata da energia solare. Oltre a ciò, è una città completamente a prova di uragano, tanto da essere rimasta indenne all’uragano Ian del 2022.

Quando più di 2 milioni e mezzo di residenti della zona si sono trovati senza elettricità, e molti anche senza acqua potabile, i cittadini di Babcock Ranch hanno continuato ad avere a disposizione corrente elettrica, internet e acqua corrente.

La città ha infatti ha disposizione un parco fotovoltaico enorme, con più di 700 mila pannelli, che produce più energia di quanta ne necessiti la comunità: questa energia eccedente viene stoccata tramite un sistema di batterie di accumulo. L’area inoltre presenta una gestione delle acque che sfrutta canali e reticoli naturali.

Le case sono poi progettate rispettando standard molti alti: vengono costruite rialzate di oltre 30 centimetri rispetto al livello di altre inondazioni avvenute in passato nell’area e possono resistere a venti fino a 250 km orari. Gli edifici, infatti, sono dotati di finestre resistenti agli uragani oppure prevedono l’installazione di persiane anti-uragano rimovibili. Anche le utenze come condutture dell’acqua, delle acque reflue, dell’acqua di recupero e di elettricità sono interrate, in questo modo il rischio di danni alle utenze è del tutto eliminato.

In conclusione, possiamo affermare che gli eventi climatici sempre più estremi devono rappresentare la spinta verso l’evoluzione delle tecniche costruttive e della progettazione urbana in generale. Il compito spetta sia a noi singoli cittadini ma anche alle comunità di architetti e alla politica. L’architettura resiliente, se lo vogliamo, può essere il nostro futuro. Sei un architetto e hai trovato interessante questo articolo? Il nostro portale mette a disposizione molti corsi che prevedono il riconoscimento dei crediti formativi per gli architetti.

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