Strumenti urbanistici e riqualificazione territoriale di un area urbana dismessa

Strumenti urbanistici e riqualificazione territoriale di un area urbana dismessa: l'esperienza sarda di una giovane laureata in Ingegneria

Riuso Urbano
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Riqualificazione e pianificazione territoriale di un area urbana dismessa: quali strumenti urbanistici utilizzare per far rivivere un area dal grande valore storico sociale? Passione e condivisione per un urbanistica 4.0, direttamente dalle parole di Giulia Figus, una giovane neolaureata in ingegneria per l’ambiente e il territorio dell’Università di Cagliari.

Giulia è una giovanissima neolaureata in Ingegneria dell’Università di Cagliari, una “bella mente” recentemente premiata a Roma con il Premio Socialis per le migliori tesi di laurea per lo sviluppo sostenibile. La sua tesi, discussa nell’ateneo cagliaritano lo scorso 3 ottobre 2016, approfondisce e argomenta il tema della riqualificazione urbana e degli strumenti urbanistici da utilizzare per ridare vita alle aree urbane dismesse o degradate. “La mia tesi approfondisce il tema della riqualificazione di un’area del mio paese natale, San Gavino Monreale, e metto al centro di tutto, il coinvolgimento diretto della popolazione in tutte le fasi dell’urbanistica, con l’obiettivo di creare dei luoghi che possano davvero essere abitati e non subiti”.

In base al suo studio quindi, l’urbanistica non è solo una materia da discutere tra studiosi ed esperti ma. più che altro un argomento da discutere con le popolazioni a cui è destinato il progetto?

Esatto, quella che sta al centro della mia tesi è l’idea di urbanistica partecipata, di cui si è iniziato a parlare nel 1987 con il documento “Our Common future“, tema ripreso nel 1992 con “agenda 21” e arrivato in Italia pochi anni fa, nel 2010, anno in cui è stata recepita la direttiva inspire della comunità europea, che impone a piani di un certo rilievo la VAS Valutazione Ambientale Strategica. Tuttavia questa rimane molto spesso una fase obbligatoria di un processo e perde l’importanza che merita. Il metodo della mia tesi quindi propone un’ottica del tutto differente, che sulla percezione è opinione della popolazione pone le fondamenta di un’ipotetica riqualificazione.

Da dove nasce questa passione per l’urbanistica e per la pianificazione territoriale?

Ho conosciuto la pianificazione territoriale all’università, in particolare in un corso del secondo anno guidato da una visiting professor austriaca: Beatrix Haselsberger. Sono rimasta molto affascinata dal suo metodo, che proponeva la pianificazione urbanistica e territoriale in maniera diversa dalla nostra, che spesso rimane un po’ troppo sterile. Allora ho deciso di rielaborare un po’ il metodo, adeguandolo alla pianificazione italiana, in particolare quella lombarda, che ha introdotto nuovi strumenti efficaci nell’urbanistica, e di adattarlo a una realtà per me cara, quella del mio paese di origine.

In che senso, la riqualificazione e pianificazione territoriale, il riuso di aree urbane depresse, l’uso di strumenti urbanistici condivisi, può aiutare a rendere meno sterile il settore dell’urbanistica italiana?

La sterilità di cui parlo si riferisce ai processi che spesso rischiano di diventare un mero soddisfacimento di standard urbanistici. La conseguenza è un piano urbanistico comunale, un’ipotesi di riqualificazione, che, anche se ben fatta e ben elaborata, non è adatta a un territorio e, in particolare, a chi lo vive. Diversi studiosi parlano, a tal proposito, di “città senza cittadini“. Il coinvolgimento della popolazione, unitamente alle competenze tecniche del pianificatore, in tutti gli ambiti dell’urbanistica, forniscono un prodotto che è condiviso, accettato, che si cala bene sulla realtà.

Quali sono gli strumenti urbanistici, quali le strategie che illustra nella sua tesi di laurea? Come pensa di sviluppare il suo progetto?

Il metodo su cui ho basato i miei studi si serve per diversi punti del pensiero di Kevin Lynch, espresso nel suo libro “L’immagine della città“. Un elemento particolare è l’utilizzo delle mental Maps, degli schizzi mentali che, sottoposti alla popolazione, aiutano il pianificatore a comprendere la percezione che questi hanno del territorio in cui vivono. La loro sovrapposizione viene poi interpretata tramite degli elementi di forma che individuano i punti focali dell’area. Il tutto viene poi elaborato da un punto di vista tecnico, introducendo anche il piano dei servizi, introdotto dal piano di gestione del territorio della regione lombarda. Solo nell’ultima fase si procede all’idea di riqualificazione urbana, prima tramite un’ utopia, poi adattandola in termini di fattibilità.

Pensa che che questo metodo di lavoro, questo tipo di esperienza sia esportabile anche in altri contesti, oltre che nel suo paese natale?

Si il metodo è adattabile, ovviamente nel caso in cui cambia il contesto, sta al pianificatore saper capire il tessuto e impostare il lavoro in maniera differente e adeguata.

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Giornalista, Fotoreporter, Copywriter, Blogger, Web Writer, Addetto Stampa per giornali, riviste, enti pubblici e blog aziendali. Provo a descrivere il loro mondo e le loro storie, le loro passioni e le loro idee. "Tutto quello che ho per difendermi è l’alfabeto; è quanto mi hanno dato al posto di un fucile" P.R.

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