Regime dei minimi, quale scegliere? Online la mini guida di Confprofessioni

Regime dei minimi 2015 e regime dei minimi 2012, messi a confronto da Confprofessioni in una mini guida pubblicata online

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Il Regime dei minimi 2012

La tanto discussa, anche su queste pagine, Legge di Stabilità aveva abolito il il “vecchio” regime con forfait al 5 per cento. Ma il vecchio regime di vantaggio è stato, dopo accese critiche mosse da opposizioni politiche e larga parte della società civile produttiva, resuscitato dall’ultimo decreto Milleproroghe, ma solamente per un anno.

Vediamo quindi quali sono le principali caratteristiche dei due regimi messi a confronto.

Innanzitutto la durata. Il vecchio regime dei  minimi rimarrà valido per tutto il 2015. Chi vi era già dentro a fine 2014 e chi vi aderisce nel 2015 potrà continuare ad avvalersene fino alla scadenza prevista dalla legge.

Il vecchio regime durerà per cinque anni o di più se il contribuente vi fa ingresso prima dei 30 anni, potendo cosi stare all’interno della fiscalità agevolata fino al compimento del 35esimo anno di età, e l’imposta sostitutiva rimarrà pari al 5 per cento. Per entrare nel regime e rimanervi i compensi non devono superare i 30mila euro, anche se molti commercialisti consigliano per evitare problemi con il fisco soglie più basse di circa duemila euro. Inoltre, non può godere dell’agevolazione chi ha sostenuto spese per dipendenti o collaboratori.

Il vecchio regime dei minimi presuppone inoltre altre condizioni di accesso:

  • l’attività che si va ad iniziare non deve essere in alcun modo, una mera prosecuzione di altra attività precedentemente svolta sotto forma di lavoro dipendente o autonomo

  • il contribuente non deve aver esercitato, nei tre anni precedenti, attività artistica, professionale ovvero d’impresa, anche in forma associata o familiare

  • limite acquisto di beni strumentali: la soglia è fissata in 15mila euro con riferimento all’ultimo triennio

Il Regime dei minimi 2015

Ricordiamo che la Legge di Stabilità 2015 ha introdotto un nuovo regime fiscale forfettario con imposta sostitutiva, sia dell’Irpef sia delle addizionali regionali, al 15 per cento calcolata sull’imponibile, ricavato dal reddito moltiplicato per un coefficiente di redditività del 78 per cento, dal quale vanno sottratti i contributi previdenziali ma non le spese sostenute per l’esercizio della professione.

Un provvedimento che ha attirato sul governo migliaia di critiche, e le ire di buona parte dei professionisti italiani.

Il nuovo regime dei minimi potrà essere utilizzato da professionisti con reddito fino a 15mila euro, che non abbiano speso più di 5mila euro lordi in un anno per dipendenti o collaboratori. Per entrare nel regime, bisogna non oltrepassare la soglia relativa all’acquisto di beni strumentali, fissata in 20mila euro in un anno.

Per quanto riguarda invece l’aspetto fiscale, se si esclude la fortissima differenza di imposta non si riscontrano invece grosse differenze tra i due regimi.

Entrambi prevedono infatti l’esonero dal pagamento dell’IVA, che, come la ritenuta d’acconto, non andrà inserita in fattura. Si è esonerati per entrambi i regimi di vantaggio dall’obbligo di tenuta delle scritture contabili e dall’applicazione degli studi di settore. Segnaliamo comunque la possibilità per coloro che ricadessero ancora nel vecchio regime di portare in detrazione le spese sostenute per l’esercizio dell’attività, detrazioni che il nuovo regime dei minimi assolutamente non prevede.

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Giornalista, Fotoreporter, Copywriter, Blogger, Web Writer, Addetto Stampa per giornali, riviste, enti pubblici e blog aziendali. Provo a descrivere il loro mondo e le loro storie, le loro passioni e le loro idee. "Tutto quello che ho per difendermi è l’alfabeto; è quanto mi hanno dato al posto di un fucile" P.R.

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