Progettazione Antisismica: la rinascita dopo un terremoto, l’esperienza della Nuova Zelanda

Progettazione Antisismica. Ricostruire dopo una catastrofe naturale è un’esigenza imprescindibile che, di regola, quasi ovunque va incontro a problemi e difficoltà.

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Progettazione Antisismica. Ricostruire dopo una catastrofe naturale è un’esigenza imprescindibile che, di regola, quasi ovunque va incontro a problemi e difficoltà, anche se qualche esempio positivo comunque esiste. Lo è certamente la città della Nuova Zelanda Christchurch, scossa da un fortissimo terremoto nel 2011 e divenuta poi negli anni successivi il simbolo di come gestire efficacemente la fase della ricostruzione. A tal punto che lo scorso maggio ha ospitato la conferenza internazionale in materia “Recovery from disaster” alla quale ha partecipato anche una delegazione di geometri italiani.

Le 12:51 del 22 febbraio 2011: Christchurch, la terza città della Nuova Zelanda, è scossa da un sisma di magnitudo 6,3 della scala Richter. Un terremoto fortissimo come confermerà nei giorni seguenti il bilancio di 185 morti e oltre 1.000 feriti cui aggiungere anche i danni materiali con decine di edifici crollati totalmente o parzialmente. Cinque anni dopo quella ferita è ancora aperta nel cuore degli abitanti di Christchurch che però nel frattempo è diventata anche un simbolo: esempio positivo di come gestire efficacemente la fase della ricostruzione dopo un sisma. Così emblematica, la sua storia, da aver portato all’organizzazione, lo scorso maggio, della conferenza internazionale dal titolo “Recovery from disaster”, voluta proprio per raccontare cos’è stato fatto nelle settimane e nei mesi successivi al terremoto.

L’appuntamento si è svolto dal 2 al 6 maggio ed è stato organizzato dalla FIG, la Federazione Internazionale Geometri. Ai lavori della conferenza ha partecipato anche una delegazione di geometri provenienti dall’Italia, guidata dal consigliere del CNGeGL (Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati) Enrico Rispoli e dalla referente dell’ufficio internazionale Maria Grazia Scorza. Della rappresentanza italiana facevano parte anche i geometri Gianrico Baldini, Daniele Brancato, Alessandro Dalmasso e Cromwell Manalotto.

“Christchurch è un esempio di come organizzarsi,e di come sia fondamentale avviare delle politiche di progettazione antisismica moderna, dopo questi terribili eventi” ha commentato Baldini, il quale ha ricordato come il terreno su cui si è verificato il sisma fosse particolarmente insidioso per i terremoti.“Un terreno morbido che durante le scosse telluriche tende a liquefarsi (cosi come accaduto anche durante il drammatico Sisma Emiliano)”.

Affrontare in un’apposita conferenza un argomento del genere è “importantissimo”, ha fatto eco a Baldini Daniele Brancato, “tanto più in un Paese fortemente sismico come l’Italia”. Brancato ha quindi rilevato “quanto possiamo imparare da un’esperienza come quella di Christchurch”, soprattutto sotto il profilo del rinnovo del patrimonio edilizio e dal punto di vista della capacità di coinvolgere nella ricostruzione e nella progettazione antisismica, una vasta e variegata tipologia di interlocutori.

A tal proposito, Cromwell Manalotto ha evidenziato le differenze esistenti, ad esempio, tra la ricostruzione de L’Aquila e la ricostruzione in Nuova Zelanda. “Loro sono un esempio da seguire perché hanno ricostruito in modo molto più celere ed efficiente di quanto non siamo soliti noi”, ha osservato il geometra, secondo il quale uno dei principali problemi italiani è rappresentato dalla difficoltà di sbloccare le risorse economiche e di metterle a disposizione delle autorità e dei soggetti preposti alla ricostruzione.

In Nuova Zelanda, invece, anche grazie al Commonwealth, tutto è stato più semplice e più veloce. Ovviamente, però, ai geometri italiani invitati alla conferenza è stato anche chiesto di mettere a disposizione le loro competenze, ritenute un’eccellenza a livello mondiale. Un aspetto sottolineato da Alessandro Dalmasso, per il quale “in queste occasioni gli italiani riescono sempre a distinguersi per approccio innovativo”. “Siamo più professionali e più pratici”, ha aggiunto, affermando come gli altri Paesi preferiscano, invece, far partecipare in iniziative a questa analoghe, esponenti del mondo accademico e istituzionale, il più delle volte, per loro natura, privi dell’esperienza necessaria.

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