Il team ZDA | Zupelli Design Architettura ha vinto il primo premio del concorso per idee Military Museum, Capo D’Orso Palau

Il team ZDA | Zupelli Design Architettura ha vinto il primo premio del concorso per idee Military Museum, organizzato da YAC – Young Architects Competitions, in collaborazione con l’Agenzia del Demanio.

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Il team ZDA | Zupelli Design Architettura ha vinto il primo premio del concorso per idee Military Museum, organizzato da YAC – Young Architects Competitions, in collaborazione con l’Agenzia del Demanio. Tra i cinque componenti del gruppo di lavoro, tre studenti del Politecnico di Milano: Matteo Leverone, Silvio Lussana e Simone Marzorati frequentano infatti il corso di laurea magistrale in inglese in Architecture – Built Environment Interiors.

Protagonista del contest è la batteria militare di Capo d’Orso, a Palau. Scolpita nel granito di una costa monumentale, qui la memoria assume una dimensione fisica, quasi tangibile, e il ricordo del passato ci ammanta di straordinario realismo ed intensa attualità. Architetture dimenticate, sopravvissute al proprio scopo, retaggio di tempi di guerra.

Military Museum nasce per trasformare questo luogo in un museo della storia militare, della marina e della navigazione, un luogo in cui il racconto delle vicende che hanno interessato questo fazzoletto di mare possa dare origine ad uno dei musei più affascinanti del Mediterraneo, trasformando le architetture della guerra in nuove strutture a vocazione turistica e culturale, armonizzando un passato di conflitto con un’attualità di svago ed evasione.

Il progetto vincitore si delinea come un racconto, fatto di sequenze narrative che riassumono e sintetizzano i diversi aspetti dell’esperienza museale in un susseguirsi di spazi e operazioni progettuali che lavorano alla definizione di un ambiente quasi sacrale, in cui l’atmosfera raccolta e meditativa del memoriale si fonde con quella più didattica ed educativa dell’ambiente museale.

Secondo la logica dell’innesto, sono state create delle nuove volumetrie poste in adiacenza o in sopraelevazione alle strutture esistenti, attraverso un approccio non invasivo di riutilizzo e rifunzionalizzazione del contesto attuale.

L’incontro-scontro tra la rigidità delle geometrie del progetto e la ruralità delle strutture esistenti, definisce un percorso narrativo che si traduce, fin dall’ingresso, in un’esperienza sensoriale in grado di rievocare emozioni e percezioni, retaggio di un tempo lontano.

L’idea del percorso quale elemento conoscitivo del sito si materializza nella scelta della lastra in ottone quale materiale caratterizzante e riconoscibile, in netto contrasto con la natura selvatica e l’aspetto rurale del luogo. Una linea continua, perfetta e regolare che delinea, con modalità diverse, l’intero sito: nella struttura adibita a ristorante la lamiera definisce un volume a sé stante celato all’esterno dall’involucro esistente dal quale si stacca una passerella completamente sospesa nel vuoto che lavora su più livelli; nella zona del museo e del memoriale, la continuità viene stabilità mediante due passerelle sopraelevate, culminanti in sbalzi panoramici, che corrono all’interno dell’ambiente costeggiando le antiche celle del bastione, la cui caratteristica conformazione a volta è stata talora enfatizzata dal rivestimento in lamiera in ottone.

Il percorso all’interno del sito si esaurisce nei terrazzamenti sovrastanti. Qui la ridefinizione dello spazio esterno passa attraverso l’attenta collocazione di gradinate e setti murari che creano e delimitano delle zone flessibili e riconfigurabili in grado di adattarsi alle diverse esigenze del museo, delineando delle zone di sosta, belvedere panoramici e spazi espositivi. I setti murari, grazie alla loro caratteristica configurazione, diventano metafora della condizione di attesa delle sentinelle che aspettavano il nemico nascondendosi dietro ad un riparo, guardando il mare da piccole fessure, completando così il percorso di sorpresa e apprendimento cominciato all’ingresso.

 

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