Il CDS prende a schiaffi i progettisti – ha ragione il comune di Catanzaro i professionisti possono lavorare GRATIS!

I giudici danno di nuovo ragione al Comune di Catanzaro che ha bandito una gara per redigere il piano strutturale senza prevedere alcun compenso

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I progettisti possono fare a meno del compenso per lo svolgimento della loro attività. Lo ha ribadito per la seconda volta il Consiglio di Stato, che ha di nuovo ribaltato il giudizio del Tar sulla tutela dell’equo compenso e sul pagamento in visibilità per il professionista.

Al centro del contenzioso torna, dopo tre anni, il caso del Comune di Catanzaro, che nel 2016 bandì una gara per il conferimento di incarichi professionali a titolo gratuito, volti alla selezione dello staff di progettisti esterni per la redazione del Piano Strutturale Comunale. Si tratta di una delle componenti del Piano regolatore generale (PRG) che, lo ricordiamo, si articola in piano strutturale, piano operativo e regolamento urbanistico.

Per questo incarico, il Comune stabilì il compenso simbolico di 1 euro e un rimborso spese di 250mila euro, in cui era compreso anche il costo dell’assicurazione professionale.

Gli Ordini professionali, indignati, presentarono e vinsero il ricorso al Tar. Ma l’euforia durò poco. Il Consiglio di Stato ribaltò infatti la situazione dando ragione al Comune. All’epoca i giudici affermarono che l’obbligo di stipulare un contratto a titolo oneroso, prescritto dal Codice Appalti (D.lgs. 50/2016), è rispettato ogni volta che è previsto il compenso. Ma il compenso non deve essere necessariamente di tipo finanziario. L’importante è che ci sia un’utilità economica, come la visibilità ottenuta grazie all’incarico.

L’incarico venne quindi affidato all’unica società che, accettando le condizioni del bando, aveva partecipato alla selezione.

Sempre nel 2016, un ingegnere meccanico presentò un altro ricorso lamentando di essere stato escluso perché il bando non riconosceva l’equipollenza tra la sua laurea e quelle in pianificazione urbanistica e territoriale o in architettura o in ingegneria civile richieste per candidarsi.

Nel ricorso, l’ingegnere aveva impugnato anche la clausola che prevedeva lo svolgimento dell’incarico a titolo gratuito.

Ad agosto 2018, il Tar Calabria, con la sentenza 1507/2018, ha dato ragione all’ingegnere affermando che non sempre la visibilità ottenuta con lo svolgimento di un incarico può essere assimilata all’equo compenso, cui ogni professionista ha diritto.

Anche in questo caso, il Consiglio di Stato con la sentenza 1215/2019, pubblicata nei giorni scorsi, ha ribaltato la situazione, dando ragione al Comune di Catanzaro. Durante il giudizio, il Comune ha dovuto bloccare lo svolgimento dell’incarico, che ora continuerà regolarmente come deciso nel 2016.

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