Le case degli italiani? Vecchie, in cattive condizioni e spesso con danni strutturali

Le case degli italiani, oltre ad essere molto anziane, sono per una quota importante in cattive condizioni e presentano spesso e volentieri danni strutturali

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Il recente terremoto che ha colpito le località del Centro Italia ha riacceso i riflettori sul basso livello di sicurezza in cui versa gran parte del nostro patrimonio abitativo e sull’esigenza di introdurre strumenti, quali il Fascicolo di Fabbricato, finalizzati a favorirne la messa in sicurezza e a promuovere un maggiore orientamento alla prevenzione.

Fuori da una logica emergenziale, occorre infatti ricordare come le case in cui vivono gli italiani, oltre ad essere molto “anziane”, sono per una quota importante in cattive condizioni e presentano spesso e volentieri danni strutturali che possono mettere a rischio l’incolumità di chi le abita.

Secondo l’Istat 3 milioni e 248 mila famiglie vivono in case con strutture danneggiate al proprio interno, come tetti, pavimenti, muri o finestre. Un numero elevato, pari al 13,2% del totale delle famiglie, che passa dal 15,7% del Sud e 14,2% delle isole (con punte in regioni come Calabria e Sardegna dove il valore sfiora il 20%) all’11,3% del Nord Ovest, dove al contrario il valore appare più contenuto.

Diverse sono le ragioni che determinano tale situazione, prime fra tutti la bassa propensione ad interventi di tipo manutentivo, che penalizza maggiormente le regioni del Sud, ma anche l’elevata longevità del nostro patrimonio abitativo. Proprio in occasione del recente terremoto che ha colpito diverse località del Centro Italia, si è tornato a riflettere sugli effetti che quest’ultimo fattore produce in termini di sicurezza e di prevenzione delle nostre abitazioni. La vetustà delle case degli italiani costituisce infatti un elemento importante che, pur non implicando automaticamente un cattivo stato di conservazione delle strutture, ne denota una maggiore esposizione ad alcune tipologie di rischio, quelle sismiche su tutte, derivanti in primis dalla specificità delle tecniche costruttive adottate.

I dati del Censimento 2011 ci ricordano inoltre come il 74,1% degli edifici residenziali sia stato costruito prima del 1980 e circa un quarto (25,9%) prima della seconda guerra mondiale.

Se si considera che la normativa antisismica è entrata in vigore solo nel 1974 e che anche gli edifici costruiti a partire da tale data, pur in regola da un punto di vista formale, rischiano di non essere conformi alla normativa attuale, date le evoluzioni che questa ha subito nel tempo, risulta evidente il livello di esposizione a rischio sismico del sistema abitativo italiano.

La sicurezza degli impianti elettrici delle case degli italiani

Tra le fonti principali di rischio all’interno delle case degli italiani vi sono gli impianti elettrici, dal cui stato di manutenzione e invecchiamento dipende fortemente la sicurezza delle nostre abitazioni. Un recente rapporto Censis realizzato per il CNPI, sulla sicurezza degli impianti elettrici, evidenziava come nel 2011 il 37,3% delle abitazioni italiane, vale a dire circa 8 milioni di unità abitative, avevano un impianto elettrico non a norma. Tale dato saliva al 38,9% tra le abitazioni costruite prima del 1991, mentre scendeva al 23,2% tra quelle costruite successivamente. Tra gli impianti a norma “solo” nel 54,1% dei casi esiste un certificato di conformità dell’impianto (si stima siano 7 milioni 500 mila gli impianti certificati). La messa a norma dell’impianto inoltre, da sola non basta a garantire la sicurezza dello stesso, se non si accompagna ad interventi di manutenzione e verifica. Si consideri infatti che ben il 30% degli impianti elettrici a norma ha ormai più di 20 anni e, ancora, che in circa il 6% delle abitazioni con impianto a norma si registrano frequenti cortocircuiti.

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Giornalista, Fotoreporter, Copywriter, Blogger, Web Writer, Addetto Stampa per giornali, riviste, enti pubblici e blog aziendali. Provo a descrivere il loro mondo e le loro storie, le loro passioni e le loro idee. "Tutto quello che ho per difendermi è l’alfabeto; è quanto mi hanno dato al posto di un fucile" P.R.

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