Studi professionali riammessi alla cassa integrazione in deroga

Dietrofront del governo sulla cassa integrazione per gli studi professionali, soddisfazione da parte di Confprofessioni

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Ingegneri, architetti, geometri, periti, il mondo variegato e produttivo degli studi professionali tira un sospiro di sollievo. Ancora non è esecutivo, manca ancora l’ok da parte del TAR, ma il più a sentire Gaetano Stella, presidente Confprofessioni sembra fatto “Siamo sulla strada giusta. La decisione del ministero del Lavoro di riammettere gli studi professionali al trattamento della Cig in deroga, prendendo atto dell’ordinanza del Consiglio di Stato che aveva accolto l’istanza della Confederazione italiana delle libere professioni sulla riammissione dei professionisti al trattamento della cassa integrazione in deroga contro il decreto interministeriale del 1° agosto 2014 che invece li aveva esclusi.

La nota ministeriale, apparsa sulla stampa nazionale il 25 marzo scorso, è seguita ora da un atto della direzione generale degli ammortizzatori sociali del ministero del Lavoro che invitato le Regioni e l’Inps a «dare puntuale e immediata esecuzione a quanto disposto dal Consiglio di Stato, consentendo alla parte ricorrente, in attesa che il Tar si pronunci nel merito, l’accesso al trattamento di Cig in deroga».

«Con l’ordinanza numero 1108 depositata l’11 marzo scorso, la sesta sezione del Consiglio di Stato aveva accolto il nostro appello cautelare” continua Stella “sospendendo di fatto l’esecuzione dell’ordinanza del Tar Lazio che aveva rigettato la sospensiva avanzata da Confprofessioni sull’esclusione dei dipendenti degli studi professionali dalla cassa integrazione in deroga, contenuta nel decreto interministeriale del 1 agosto 2014”

«Per noi” specifica il presidente nazionale di confprofessioni “si è trattato di una battaglia sacrosanta contro un atto discriminatorio nei confronti dei diritti di ingegneri, periti, architetti, geometri, contro tutti gli appartenenti a studi professionali, così come riconosciuto anche dal Consiglio di Stato».

A questo punto la patata bollente degli studi professionali passa alle regioni. Senza il recepimento formale da parte delle regioni, così come richiesto dal ministero del Lavoro, l’atto del Consiglio di Stato rischia di rimanere inefficace.

Tocca alle Regioni infatti recepire l’ordinanza del Consiglio di Stato, e disporre le risorse finanziarie ancora disponibili per concedere la completa erogazione dei trattamenti» aggiunge il presidente di Confprofessioni, sottolineando come alcune Regioni, come Marche, Lombardia e Veneto, si siano già attivate per consentire ai professionisti e agli studi professionali, l’accesso alla cassa integrazione in deroga.

Ma all’appello mancano ancora diverse regioni, tra cui l’Emilia Romagna, il Piomento, la Sicilia, il Lazio, regioni in cui la presenza degli studi professionali è tutt’altro che risibile. Per avere una completa e certa applicazione bisognerà comunque attendere, fiduciosi secondo Confprofessioni, la sentenza di merito del Tar Lazio, auspicando che si possa mettere la parola fine a questa vicenda.

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