Il gas Radon: un nuovo pericolo dalle faglie dell’Etna

I processi che influenzano la presenza del gas Radon rilevato dalla stazione di monitoraggio situata in prossimità della cima dell’Etna.

Corso il radon negli edifici
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Il gas radon è considerato uno tra i gas più pericolosi per la salute umana. È quanto confermato dall’INGV, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che da anni concentra le sue analisi sul radon e su come si manifesta nell’intero territorio italiano.

Tra le località più soggette alla produzione del radon troviamo l’Etna. Le sue faglie rappresentano un grande pericolo per le persone non solo per i terremoti e le fratture del suolo, ma anche per la produzione del gas radon.

Gas pulse, rock fracturing e sloshing. Sono tutti processi che determinano la presenza del gas rilevato dalla stazione di monitoraggio, a pochi passi della cima dell’Etna, che ci permettono di capire come funziona il vulcano.

“Il gas Radon sull’Etna funziona come tracciante dell’attività eruttiva e, in qualche caso, anche di quella tettonica.” (Marco Neri, primo ricercatore dell’INGV-Osservatorio Etneo)

Lo studio condotto dai ricercatori dell‘INGV-OE – sezione di Catania, Osservatorio Etneo -, tra cui Marco Neri e Susanna Falsaperla, pubblicato sulla rivista Geochemistry, Geophysics, Geosystems dell’American Geophysical Union, ci ha permesso di scoprire dati allarmanti in particolare per le persone che abitano poco distanti dal vulcano.

Perché il gas radon è pericoloso?

Il radon è insapore, inodore, incolore ed è quindi impossibile rilevarlo con i nostri sensi. Se viene inalato, le sue particelle alfa possono danneggiare il Dna delle cellule e causare il cancro ai polmoni. Si tratta di un gas radioattivo, presente sulla crosta terrestre, sul terreno e sulle rocce, con quantità piuttosto variabili.

Gas Radon nelle case

Poiché si tratta di un gas, in ambienti aperti si sposta facilmente, disperdendosi nell’acqua o nell’aria. All’aperto dunque non raggiunge quasi mai concentrazioni elevate. Al contrario invece, nei luoghi chiusi potrebbe portare gravi danni all’uomo. Basti pensare ai materiali edili che derivano da pietre vulcaniche, estratti da cave o sorgenti in cui è presente il radon. Ecco perché occorre valutare con attenzione i materiali che scegliamo per costruire la nostra casa, conoscere come sono fatti, da dove provengono e se sono presenti tracce di gas nocivi. Per chi lavora in questo settore è opportuno seguire corsi Radon negli edifici, per conoscere le caratteristiche del gas e capire come analizzare la qualità dell’aria negli ambienti chiusi.

L’Etna: laboratorio naturale per lo studio del gas radon

L’Etna è uno dei vulcani più attivi al mondo, con una frequenza di eruzione piuttosto elevata e che muta con estrema velocità. Questo territorio è considerato un luogo di monitoraggio con una grande importanza sociale. Si tratta infatti di un vulcano in cui l’intervento dell’uomo permette un facile accesso al territorio. Grazie alla fitta rete di strade, che raggiungono anche le quote più elevate, è possibile accedere alla cima in poco tempo e di trasformare l’Etna in un laboratorio naturale a cielo aperto.

Qui gli scienziati possono installare e testare reti fitte e complesse di strumenti di monitoraggio e sorveglianza, mettendo in campo soluzioni sempre più innovative ed efficienti.

L’analisi del gas radon vicino alla cima del vulcano

Uno degli eventi più preoccupanti a cui hanno assistito gli studiosi, riguarda la produzione di questo gas radioattivo naturale che proviene dal sottosuolo. Oggi è considerato il precursore di terremoti, anche se molti membri della comunità scientifica sono ancora scettici sulla veridicità di questa correlazione.

Susanna Falsaperla, primo ricercatore dell’INGV-OE e primo autore della pubblicazione sulla rivista americana, ci spiega che

“l’analisi dell’attività vulcanica dell’Etna è durata da gennaio 2008 a luglio 2009 e ha permesso di analizzare sciami sismici, fratturazioni superficiali del suolo, una vigorosa fontana di lava e, infine, una lunga eruzione durata ben 419 giorni”.

Grazie a questo evento è stato possibile mettere alla prova la significatività del radon rilevato dalla stazione situata in prossimità della cima dell’Etna, a circa 3.000 metri di quota. Questa località un tempo era chiamata “Torre del Filosofo” e oggi non è più visibile a causa delle continue colate laviche che hanno modificato l’assetto di questo territorio.

Gas radon sull’Etna: le cause

Secondo Marco Neri, dell’INGV-Osservatorio Etneo, la presenza del gas radon è dovuta a due processi diversi:

  • gas pulse:risalita dei magmi nel condotto centrale del vulcano” attraverso pulsioni di gas
  • rock fracturing: rottura della roccia dovuta a un terremoto o uno sciame sismico

A queste due cause va aggiunto lo sloshing, come sottolinea Susanna Falsaperla. Lo sloshing, o “sciabordare”, consiste nel “movimento oscillatorio” provocato dallo “scuotimento della roccia, indotto da uno sciame sismico” di terremoti, anche di piccola entità, che possono avvenire anche a molti chilometri di distanza.

L’Etna, infatti, si trova costantemente in un equilibrio precario: è sufficiente anche un fenomeno piccolo, ad esempio sul fianco nord, per provocare effetti devastanti sul versante opposto, come una sorta di “effetto farfalla”.

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