Ennesima stangata sull’edilizia: la burocrazia e il nuovo regolamento sulle terre e rocce da scavo rischia di alimentare l’abbandono di inerti

Il recentissimo decreto del ministero dell’Ambiente su terre e rocce da scavo impone, infatti, nuovi pesanti adempimenti, oltre a quelli già presenti attualmente, che interessano anche le 10.500 imprese edili presenti nella provincia di Venezia.

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Arriva l’ennesima batosta per il settore dell’edilizia, già profondamente toccato dalla crisi di questi ultimi anni. Il recentissimo decreto del ministero dell’Ambiente su terre e rocce da scavo impone, infatti, nuovi pesanti adempimenti, oltre a quelli già presenti attualmente, che interessano anche le 10.500 imprese edili presenti nella provincia di Venezia.

Prima di poter iniziare qualsiasi lavoro di scavo, dal 22 agosto scorso le imprese edili devono dare un preavviso di almeno 15 giorni al Comune dove è ubicato il cantiere e all’Arpav. Indipendentemente dalle dimensioni del singolo scavo. Insomma, che un’edile stia lavorando su una grande opera o alla realizzazione di un semplice muretto di recinzione gli adempimenti sono gli stessi.

“Questa è l’ennesima occasione persa da parte del Ministero” ha affermato Michele Furlan, Presidente del Comparto Casa della CGIA “Un decreto che aveva lo scopo di semplificare e rendere meno onerosi gli adempimenti burocratici per il riutilizzo delle terre e rocce da scavo andrà a sortire l’effetto opposto: più burocrazia e maggior costi per le imprese edili. È paradossale inoltre dover dare un preavviso di 15 giorni, quando molti lavori, soprattutto quelli riguardanti i piccoli cantieri, hanno tempistiche molto più ristrette richieste dalla committenza.

Il rischio di questa novità riguardante lo smaltimento delle terre e rocce da scavo è quello di favorire fenomeni di abusivismo – conclude il Presidente Furlan – alla faccia di tutte quelle aziende che operano nella legalità e che hanno tenuto duro in questi anni”.

Continua ancora la CGIA: oltre al preavviso al Comune e all’Arpav saranno inevitabili i costi aggiuntivi per preparare la documentazione e soprattutto per le analisi da effettuare sui terreni al fine di poter riutilizzare gli stessi come sottoprodotto e non come rifiuto. In caso di controlli, inoltre, le imprese edili dovranno pagare le analisi dell’Arpav anche nel caso queste ultime avranno esito negativo.

La CGIA da ultimo, analizza i dati, non certo confortanti, del settore dell’edilizia. Nella sola provincia di Venezia negli ultimi otto anni si sono perse il 15,5% delle imprese passando dalle 12.401 del 2009 alle attuali 10.483.

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