Perché non possiamo più rinviare una messa in sicurezza del territorio nazionale

Un progetto di messa in sicurezza che possa garantire sicurezza e modernizzazione ad un territorio stupendo ma estremamente fragile

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“Fuori dal mercato tutti quegli operatori che agiscono con dolo, colpa grave, incapacità professionale; valorizziamo le tante risorse che abbiamo in questo Paese per un vasto progetto di messa in sicurezza che possa garantire la sicurezza e la modernizzazione di un territorio stupendo ma estremamente fragile”

Parole dure, quelle con cui Dino Piacentini, Presidente di Aniem ha volute esprimere cordoglio e vicinanza ai territori ed alle comunità colpite dal recente terremoto.

Ma non vogliamo limitarci ad una solidarietà formale, stiamo valutando iniziative concrete, ci metteremo a disposizione con le nostre risorse, capacità ed attrezzature per offrire il nostro contributo. Purtroppo abbiamo maturato esperienze specifiche anche nel recente territorio dell’Emilia, quindi siamo pronti fin dalla fase emergenziale e senza alcun intento lucrativo”.

Sul contesto più generale e sulle iniziative più strutturali che il Governo sta valutando, l’Associazione delle pmi invita a riflettere su una situazione oggettiva dalla quale partire per una messa in sicurezza di tutto il territorio nazionale, a partire dalle scuole e dagli edifici pubblici:

  • il 70% dei fabbricati nazionali è stato costruito prima del 1974 (anno di entrata in vigore delle prime norme antisismiche nazionali);

  • l’elevato rischio sismico interessa il 44% della superficie nazionale, il 36% dei comuni ed un terzo della popolazione;28.000 scuole sono collocate in zone a elevato rischio sismico;

  • l’Italia spende 3 miliardi e mezzo ogni anno per le emergenze idrogeologiche e sismiche.

In questo contesto “è evidente” continua Piacentini “che occorra un progetto, concepito anche sul medio/lungo periodo che possa portarci nell’arco di 30 anni ad un significativo passo in avanti per quanto riguarda la messa in sicurezza del territorio nazionale .

Un progetto che secondo il presidente dell’Aniem dovrà necessariamente fondarsi su alcuni punti fondamentali:

  • una seria ed approfondita analisi del patrimonio pubblico e privato, con conseguente classificazione del livello di sicurezza degli edifici, parimenti a quanto già avviene per l’aspetto energetico; è un passaggio fondamentale che va immediatamente attivato con incentivi fiscali e coinvolgimento responsabile degli ordini professionali a tariffe concordate partendo dalle aree a più elevato rischio sismico;

  • incentivare gli interventi di demolizione e ricostruzione, stabilizzando ed estendendo il bonus fiscale anche agli aumenti volumetrici;

  • attivare un progetto di messa in sicurezza degli edifici scolatici, Aniem 6 anni fa ha firmato un protocollo con la Protezione civile che consente una ricognizione delle scuole collocate in aree a rischio sismico e la realizzazione degli interventi necessari attraverso un global service che consente ai provati che finanziano l’intervento di rivalersi sulla gestione dei servizi;

  • analizzare forme di interventi che coinvolgono aree urbane e complessi immobiliari, utilizzando operatori privati e soggetti finanziari specializzati come le Esco;

  • coinvolgere nella ricostruzione progettisti, imprese, amministrazioni locali, committenza, urbanisti per individuare le soluzioni più idonee a garantire continuità e sicurezza nella vita delle comunità locali.

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Giornalista, Fotoreporter, Copywriter, Blogger, Web Writer, Addetto Stampa per giornali, riviste, enti pubblici e blog aziendali. Provo a descrivere il loro mondo e le loro storie, le loro passioni e le loro idee. "Tutto quello che ho per difendermi è l’alfabeto; è quanto mi hanno dato al posto di un fucile" P.R.

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