Lavoro, colmare il digital divide nelle professioni è un passaggio obbligatorio per il futuro delle professioni

La quarta rivoluzione industriale esprimerà tutte le sue potenzialità solo quando verrà colmato il digital divide nelle libere professioni

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Il presidente Stella in audizione alla commissione Lavoro del Senato sulla Quarta rivoluzione industriale: sostenere gli investimenti per aumentare la competitività degli studi. “La quarta rivoluzione industriale esprimerà tutte le sue potenzialità solo quando verrà colmato il digital divide nelle libere professioni. Nonostante un trend di crescita costante, solo il 40% degli studi professionali ha investito nelle tecnologie digitali, spendendo oltre 1,4 miliardi di euro nelle nuove tecnologie. Un ritardo che rischia di rallentare la competitività dei professionisti italiani sui mercati internazionali”.

È una fotografia “mossa” quella che il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, ha presentato mercoledì 5 luglio alla commissione Lavoro del Senato nel corso delle audizioni su “L’impatto sul mercato del lavoro della Quarta rivoluzione industriale”, tema fortemente voluto dal presidente Maurizio Sacconi.

Secondo Stella “Occorre accelerare il rapporto tra professionisti e strumenti tecnologici e digitali. A partire anzitutto da una riforma del sistema di formazione nelle Università e nei corsi di aggiornamento, che devono orientarsi verso metodi basati sull’accrescimento delle competenze pratiche, integrando nei programmi formativi universitari e nella formazione continua competenze tecnologiche, in modo da legare l’identità del professionista agli strumenti digitali”.

Ma non solo, perché anche il pubblico deve fare la sua parte per sostenere il settore delle professioni sugli investimenti nel digitale “attraverso l’utilizzo dei benefici e sistemi di premialità economica che sono a disposizione dello Stato e delle Regioni, sfruttando le risorse per lo sviluppo messe a disposizione dai programmi europei” ha aggiunto il presidente di Confprofessioni, sottolineando che è necessario intervenire anche sulle infrastrutture normative.

“La partecipazione dei professionisti ai contratti di rete, introdotta con la nuova legge sul lavoro autonomo, favorirà certamente le aggregazioni multidisciplinari ma bisogna intervenire anche sulle Società tra professionisti per vincere la sfida del professionista 4.0 e risolvere il problema del digital divide”.

Che cosa è il digital divide e in che modo influisce sul mercato dei servizi professionali?

Per Digital Divide si intende alla lettera divario, divisione digitale: esso viene inteso come mancanza di accesso e di fruizione alle nuove tecnologie di comunicazione e informatiche. Da qualche anno ormai si parla di questo argomento, che con il passare del tempo riguarda aspetti sempre diversi delle nuove tecnologie e non solo: molti sono gli aspetti anche sociali della questione.

Storicamente, i primi che parlarono di digital divide furono Al Gore e Bill Clinton, quando, all’inizio degli anni novanta, intrapresero una politica di forte sviluppo e potenziamento dell’infrastruttura di internet negli Stati Uniti. In quegli anni internet esplode come fenomeno di massa e diventa sempre di più un mezzo di lavoro e di business: non essere connessi alla rete (o non avere gli strumenti cognitivi per farlo), significa quindi essere relegati ai margini della società. Nascono così vari progetti per colmare il divario digitale americano nell’amministrazione Clinton.

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